Chiarire l’incarnazione, l’esistenza nella carne, l’essere-carne, questo lo scopo di Incarnazione. La carne non è il corpo. È la carne infatti che provando, soffrendo, subendo e sopportando se stessa, godendo di sé secondo impressioni sempre nuove, è capace di sentire il corpo che è esterno ad essa, di toccarlo come pure di essere toccata. In definitiva è solo la carne che ci permette di conoscere il corpo.
Ma la chiarificazione della carne incrocia necessariamente l’affermazione del Prologo del Vangelo di Giovanni: “E il Verbo s’è fatto carne”. Tesi inverosimile, sulla quale tuttavia si gioca il destino del cristianesimo nei secoli. Essa afferma a un tempo che la carne di Cristo è simile alla nostra, che l’uomo “è carne”, che l’unità di Verbo e carne è possibile e si realizza in Cristo. Ma che cosa dev’essere la carne per essere rivelazione? E che cosa dev’essere la rivelazione per compiersi come carne? Rispondendo a queste domande Michel Henry propone una magistrale analisi della nostra condizione incarnata, toccando temi diversi e implicati quali la corporeità, la possibilità, l’angoscia, l’erotismo, la rivelazione e la salvezza. Il libro diviene così non solo una profonda meditazione della verità cristiana, ma anche un’originale ripresa critica della tradizione fenomenologica da Husserl a Merleau-Ponty.
Michel Henry è uno dei grandi pensatori della fenomenologia in Francia. Nato a Haiphong nel 1922, ha studiato in Francia e insegnato a Montpellier. La sua attività di studioso, avviata prima della guerra si è sviluppata nel clima della grande stagione fenomenologica di Sartre e di Merleau-Ponty, da cui Henry giunge tuttavia a prendere le distanze in una ricerca estremamente rigorosa e personale. Tra le sue opere filosofiche: L’essenza della manifestazione (1963), Filosofia e fenomenologia del corpo (1965), Marx. Una filosofia della realtà, una filosofia dell’economia (1976), La barbarie (1987), Dal comunismo al capitalismo: teoria di una catastrofe (1990).
Indice
XI | Saggio introduttivo di Giuliano Sansonetti |
1 | Incarnazione |
3 | Introduzione IL PROBLEMA DELL’INCARNAZIONE |
25 | Parte prima IL ROVESCIAMENTO DELLA FENOMENOLOGIA |
27 | § 1. Oggetto della fenomenologia: il problema dell`”apparire” |
30 | § 2. L’indeterminazione iniziale dei presupposti fenomenologici della fenomenologia. I “princìpi della fenomenologia” |
36 | § 3. Il pregiudizio celato dei presupposti della fenomenologia. La rovinosa riduzione di ogni “apparire” all’apparire del mondo |
43 | § 4. La crisi della fenomenicità in Heidegger. L’indigenza ontologica dell’apparire del mondo |
48 | § 5. Il criterio del linguaggio. Acquisto decisivo e limiti dell’interpretazione fenomenologica del linguaggio |
51 | § 6. Il paradosso del “mondo” come potere di derealizzazione |
55 | § 7. Il problema divenuto cruciale dell’impressione, intesa come fondatrice della realtà. Il problema del suo statuto fenomenologico. Intenzionalità e impressione |
59 | § 8. La venuta fuori di sé dell’impressione nel flusso temporale e la sua distruzione |
64 | § 9. L’origine dell`”impressione originaria”. Inevitabile rinvio di una fenomenologia dell’impressione alla fenomenologia della vita |
68 | § 10. La passività originaria dell’impressione e la sua “passione” nell’affettività trascendentale della vita. Il Presente vivente |
74 | § 11. Il problema dell’apparire originario e il cogito di Descartes. Tre interrogativi fondamentali da esso implicati |
81 | § 12. Errata interpretazione del cogito cartesiano in Husserl. Sue conseguenze: la svalutazione della vita singola e sua sostituzione con l'”essenza” della vita nel viraggio tematico del metodo fenomenologico |
88 | § 13. Analisi del viraggio tematico. L’aporia del metodo feomenologico |
91 | § 14. Ultimo tentativo di superare l’aporia. Il problema del “dato-in-immagine” della vita invisibile. L’anima del mondo |
96 | § 15. L’autorivelazione originaria della vita quale fondamento del metodo fenomenologico. Risposta al problema filosofico generale circa la possibilità di pensare la vita |
107 | Parte seconda FENOMENOLOGIA DELLA CARNE |
109 | § 16. Apparire e contenuto del mondo: il problema del “mondo sensibile” |
112 | § 17. La critica radicale del mondo sensibile. Portata e limiti della riduzione galileiana |
120 | § 18. La controriduzione cartesiana |
123 | § 19. La critica husserliana della riduzione galileiana nella Krisis |
126 | § 20. Ritorno all’analisi del corpo sensibile mondano. Rinvio del corpo sentito al corpo trascendentale che lo sente. L’ambivalenza del concetto di “sensibile” |
131 | § 21. Il tentativo di superare l’opposizione tra corpo senziente e corpo sentito: la problematica dell’ultimo Merleau-Ponty e l’assolutizzazione del Sensibile |
135 | § 22. Sdoppiamento del corpo trascendentale. La corporeità originaria immanente che ha la sua essenza nella vita |
138 | § 23. La generazione della carne nella Vita assoluta. Caratteri fenomenologici originari della carne derivanti da tale generazione |
145 | § 24. Dalla concezione ellenica del corpo alla fenomenologia della carne. Le problematiche fondamentali di Ireneo e Tertulliano |
152 | § 25. L’interpretazione radicale della carne come materia fenomenologica della vita e sua autorivelazione. Il cogito cristiano d’Ireneo |
157 | § 26. Analitica dell`”io posso”. Il poter-si-muovere come condizione del poter-toccare e di ogni potere attribuito al corpo. Condillac e Maine de Biran |
166 | § 27. La carne, memoria immemoriale del mondo |
168 | § 28. La carne, luogo di donazione di un corpo sconosciuto, dato cioè prima della sensazione e del mondo. Strutturazione e proprietà del “corpo organico” |
173 | § 29. La possibilità originaria dell’azione come pulsione carnale del corpo organico. La realtà pratica invisibile del contenuto del mondo. Costituzione e statuto del corpo proprio oggettivo |
179 | § 30. La teoria della costituzione del corpo proprio nel capitolo III di Ideen II. Il triplice occultamento della possibilità trascendentale dell'”io posso”, dell’esistenza del corpo organico, della localizzazione su di esso delle nostre impressioni |
183 | § 31. Ritorno al chiasmo. Quel che vuol dire “essere toccato”. Fenomenologia della pelle come compimento della teoria della costituzione del corpo proprio |
190 | § 32. Ritorno alla tesi di Condillac. L’autoerotismo della statua: la carne come luogo di perdizione. Passaggio necessario da una fenomenologia della carne a una fenomenologia dell’Incarnazione |
193 | Parte terza FENOMENOLOGIA DELL’ INCARNAZIONE: LA SALVEZZA IN SENSO CRISTIANO |
195 | § 33. Ricapitolazione dei risultati ottenuti al termine del rovesciamento della fenomenologia e dell’analisi fenomenologica della carne |
199 | § 34. Il problema dell'”io posso” in una fenomenologia dell’Incarnazione |
206 | § 35. Illusione e realtà dell'”io posso” |
213 | § 36. L’oblio della vita e il suo ricordo nel pathos della prassi quotidiana |
218 | § 37. L’oblio della vita e il suo richiamo patico nell’angoscia |
225 | § 38. La duplicità dell’apparire e il raddoppiamento dell’angoscia |
230 | § 39. Il desiderio e il “salto nel peccato” |
236 | § 40. Le due carni trascendentali della relazione erotica. L’ego della descrizione |
241 | § 41. La relazione erotica nell’immanenza della vita: lo scacco del desiderio |
247 | § 42. La relazione erotica nell’apparire del mondo. La ripetizione dello scacco del desiderio |
251 | § 43. La riduzione della relazione erotica alla sessualità oggettiva nel tempo del nichilismo |
257 | § 44. La relazione erotica nell’apparire del mondo. La ripetizione dello scacco |
261 | § 45. I gradi della passività: dalla Genesi al Prologo di Giovanni |
266 | § 46. La via della salvezza secondo Ireneo e Agostino |
273 | § 47. L’esperienza d’altri in una fenomenologia della vita |
282 | § 48. La relazione con altri secondo il cristianesimo: il corpo mistico del Cristo |
291 | Conclusione OLTRE LA FENOMENOLOGIA E LA TEOLOGIA: L’ARCHI-INTELLIGIBILITA’ GIOVANNEA |