Nei grandi corsi universitari su Goethe, tenuti fra il 1956 e il 1963, si scandiscono i momenti del continuo e proficuo rapporto di Pareyson col poeta tedesco, nel definirsi di una congenialità sempre più evidente alla luce del confronto fra la nozione goethiana di “forma” e quella pareysoniana di “formatività”, così centrale nell’estetica del filosofo torinese e insieme così legata a quello che sarà l’ulteriore svolgimento della sua teoria dell’interpretazione; mentre nel corso sull’estetica di Schelling del 1964 possiamo riconoscere il primo scritto di ampio respiro dedicato da Pareyson a un pensatore che si sarebbe poi rivelato decisivo – come mostrano ancor più le ultime pagine del saggio sull’estetica musicale dello stesso Schelling, che chiudono questo volume – nel successivo precisarsi della filosofia dell’interpretazione come ontologia della libertà.
Fondamentali quindi per cogliere le tappe dell’autonomo svolgimento della riflessione di Pareyson nel confronto con due fra gli autori a lui più profondamente affini, i testi qui ripresentati costituiscono altresì strumenti utilissimi per la conoscenza del loro pensiero estetico, indagato ed esposto con una piacevolezza letteraria che nulla toglie, compenetrandovisi anzi armonicamente, alla sempre avvertita esigenza del rigore filologico e sistematico.