Non v’è dubbio che il grande interesse suscitato nell’intera comunità filosofica sia italiana sia internazionale – e, giova sottolinearlo, anche coloro che nel suo pensiero non si erano mai prima riconosciuti – dall’impressionante e per molti aspetti senz’altro «nuova» riflessione filosofica svolta da Luigi Pareyson nei suoi ultimi anni di vita (ed è quasi inutile ricordare che il riferimento va ai grandi temi della sofferenza, del male in Dio, del cristianesimo tragico, dell’ontologia della libertà), abbia talvolta occultato, se non addirittura fatto dimenticare, che tale «nuova» riflessione era in realtà già preparata e per molti versi presente in nuce già sin dagli inizi del suo pensiero, costituendone anzi una coerente ed organica esplicitazione: il cui nodo centrale va pur sempre visto nel nesso lineare che dal personalismo ontologico conduce alla teoria dell’interpretazione e di qui, appunto, all’ontologia della libertà. E in tale sviluppo, nella continuità di quello che l’Autore di questo libro giustamente definisce un pensiero i . n itinere a partire da un fondamentale problema metafisico, non v’è dubbio che il punto focale, quello verso cui tutte le tensioni precedenti convergono e da cui tutti gli svolgimenti dell’ultimo periodo si sprigionano, sia l’ontologia ermeneutica di Verità e interpretazione. Ora, appunto, l’interesse precipuo del libro di Conti sta proprio in questo: nell’avere voluto rivisitare a fondo la centralità della teoria dell’interpretazione nell’iter complessivo del pensiero di Pareyson, nell’avere efficacemente sottolineato ed evidenziato tale carattere decisivo dell’opera dei 1971. Certo – e uno sguardo anche superficiale basta per rendersene conto – il lavoro muove da una profonda congenialità dell’Autore con il pensiero studiato, e si sostanzia di una capillare ed amplissima conoscenza degli scritti di Pareyson – anche di quelli «minori» e meno facilmente accessibili -, e non arretra né di fronte alla solo apparente «conclusività» degli anni Cinquanta – quando il pensiero di Pareyson pare assestarsi in una sistemazione armonica e non suscettibile di ulteriori sviluppi, nel nesso organico che lega l’estetica della formatività e la teoria della persona -, né di fronte agli abissali e strenui colpi di sonda della meditazione degli anni Ottanta; cerca piuttosto – e qui sta senza dubbio ciò che potremmo definire non tanto la sua «originalità» quanto piuttosto il suo «coraggio» nello scegliere un fulcro e nel mantenersi fedele a questa ipotesi ermeneutica (che, val la pena di ripeterlo, riteniamo senz’altro fondata e condivisibile) – di riscoprire e rivalutare la «centralità» di Verità e interpretazione: ciò che non significa in alcun modo – è chiaro! – vedere in ciò che precede soltanto una preparazione nei confronti di quell’opera, né tantomeno vedere in ciò che segue soltanto un ulteriore svolgimento di questo o di quel tema in essa presente, e significa piuttosto comprendere come ab initio, in Pareyson, personalismo ontologico, ontologia ermeneutica e ontologia della libertà altro non siano se non non-ti diversi di uno stesso pensiero fondamentale, che cerca e trova in esposizioni via via diverse, eppur tuttavia fra loro continue ed intimamente connesse, la propria sempre unitaria formulazione. Giacché il personalismo ontologico è anche teoria dell’interpretazione e filosofia della libertà, l’ontologia ermeneutica è insieme una filosofia della persona e una riflessione sulla libertà, e l’ontologia della libertà sarebbe incomprensibile se in essa non leggessimo a un tempo le radici personalistiche e l’urgere dell’istanza ermeneutica.Ma insistere sull’unità significa altresì azzardare la scommessa ermeneutica di voler ravvisare un che di simile a un «centro» intorno a cui tale unità si organizza: e nell’ipotesi di Conti – se ben leggiamo le sue pagine – quel «centro» resta pur sempre Verità e interpretazione. Una scommessa, una sfida? Forse entrambe le cose: categorie del resto, l’una e l’altra, schiettamente tipiche di Pareyson, e pertanto legittime laddove ciò ch’è in gioco è un’interpretazione del suo pensiero.
Marco Ravera
Torino, 20 giugno 2000
Indice
Prefazione di Marco Ravera 7
Avvertenza 9
Introduzione 13
Parte prima
Pareyson e l’ermeneutica 17
- l. L’ermeneutica gadameriana 24
- 2. Pareyson, una filosofia in itinere 41
- 3. L’ermeneutìca pareysoniana 61
Parte seconda
Lo sfondo teorico 75
Capitolo primo. L’impostazione del problema 79
- 4. “Il problema della verità è metafisico” 79
- 5. L’interpretazione nell’estetica 95
- 6. Fondamento e origine 110
Capitolo secondo. Il personalismo ontologico 125
- 7. Personalismo e esistenzialismo 125
- 8. Esistenza e libertà 137
Capitolo terzo. L’ontologia dell’inesauribile 151
- 9. L’inesauribile e l’originario 151
- 10. La coscienza dell’essere 162
Parte terza
“Della verità non c’è che interpretazione e non c’è interpretazione che della verità” 175
Capitolo primo. La verità interpretata 179
- 11. L’originarietà dell’ermeneutica 179
- 12. Parola e verità: identità ed ulteriorità 194
- 13. L’assolutezza della verità 205
Capitolo secondo. L’interpretazione della verità 217
- 14. L’interpretazione e la prospettiva 217
- 15. La “via d’accesso alla verità” 232
- 16. Universalità della verità e comunicabilità dell’interpretazione 247
Capitolo terzo. Il volto ancipite del sapere 265
- 17. La filosofia, interpretazione della verità 265
- 18. Il sapere umano 281
- 19. Pensiero rivelativo e pensiero espressivo 296
- 20. L’ideologia e l’errore 315
Parte quarta
Ermeneutica e mitologia: la verità in forma indeterminata 331
- 21. Pensiero ermeneutico e pensiero tragico 335
- 22. Mito ed esperienza religiosa 351
- 23. Il linguaggio simbolico 368
Conclusione 383
Postface de Xavier Tilliette 391
Bibliografia 395
Opere di Pareyson 395
Altre opere citate 401
Indice degli autori citati 413